Sala V - Il paesaggio sonoro
La musica schiva e silenziosa del filo – la tradizione del ricamo
La sonorità assordante: il lavoro dei campi, l’imprenditorialità e il boom economico
L’ultima sala racconta le trasformazioni del paesaggio che iniziarono nel Novecento quando la città salutò l’avvio dell’industria nel campo della ceramica, della lavorazione del cemento e del ferro. Le nuove attività si legarono subito alle due linee ferroviarie che chiudono il territorio a valle verso il Tevere e a monte verso il Cimino, sia per i trasporti delle merci, sia per la produzione di ferramenta utile per la stessa ferrovia. Il patrimonio sonoro di Gallese cambiò radicalmente: ai delicati suoni del lavoro dei campi, con le estese coltivazioni di legumi, grano, ulivi e vigne, si aggiunse la sonorità più decisa dei macchinari nelle fabbriche, ai rintocchi dell’orologio cittadino che scandiva il tempo agricolo si affiancò il fischio e lo sferragliare delle ruote del treno. La richiesta di manodopera femminile per la lavorazione delle mattonelle in cemento determinò il mutamento di preesistenti equilibri familiari, tuttavia rimase vivo il legame con l’arte del cucito e soprattutto del ricamo, attività di compagnia caratterizzate dalla schiva e silenziosa sonorità dell’ago che interrompe il tessuto e del filo che lo disegna e dalla musicalità delle sommesse conversazioni sulle scalette di casa, esperienza sonora del mondo femminile e parte della fonosfera del centro storico.
Video realizzato con il sostegno della Regione Lazio per Biblioteche, Musei e Archivi – Piano annuale 2021, L.R. 24/2019.