Monumento Naturale Oasi WWF Pian Sant'Angelo

Monumento Naturale Oasi WWF Pian Sant'Angelo

Area naturale protetta scrigno di biodiversità e di archeologia

L'Oasi WWF Pian Sant'Angelo è un'area naturale protetta che racconta la storia geologica del territorio, conserva l'originario paesaggio dell'Ager faliscus, tutela la biodiversità e ne monitora lo stato di salute; infine, racchiude al suo interno beni archeologici rilevanti. L'area ricade all'interno dell'Az. Agricola Evandro Pratesi & Figli, nata intorno agli anni '30 del secolo scorso e da sempre gestita con metodi di conduzione biologica, nel rispetto dell'ambiente, della flora e della fauna.

Pian Sant'Angelo si estende per circa 260 ettari nei comuni di Gallese e Corchiano ed è Oasi WWF dal 1982. Nel 2000 è stato istituito il Monumento naturale, il cui Regolamento è stato promulgato dalla Regione Lazio nell'ottobre del 2013.

Il Monumento Naturale è ricompreso all'interno dell'Azienda Agricola Evandro Pratesi e Figli, che segue un'attenta e rigorosa conduzione biologica, permettendo al contempo la fruizione dell'area al pubblico, attuata dal personale del'Ente Gestore, WWF Italia.

L'area tutela soprattutto un bene che è naturalistico ma anche culturale, ovvero il paesaggio dell'antico Ager faliscus, cosi chiamato dal nome dell'antico popolo di origine latina che lo abitava, i Falisci, amici e alleati degli Etruschi. E' la lunga (preistorica) attività vulcanica che ha letteralmente formato questo territori e che tuttora ne determina le caratteristiche ecologiche: l'azione erosiva delle acque ha poi scolpito pareti verticali e scavato le suggestive forre. Infine, a completare l'opera, l’intervento millenario dell’uomo che ha messo a coltura i pianori. E’ grazie alla compresenza di terreni fertili e aree facilmente difendibili che questo territorio fu abitato fin dalla preistoria, importantissime sono le tracce della frequentazione e dell’insediamento antico dell’uomo nell’area: dal Paleolitico superiore, fino alle monumentali testimonianze etrusco-falische e romane.
Campi coltivati punteggiati da grandi e maestose querce secolari e uliveti, delimitati da fasce boscate e siepi spontanee, sono elementi indispensabili per la tutela del paesaggio ma anche per la tutela della biodiversità in ambiente agrario. Rilevante per quest’area è il paesaggio agricolo antico, conservato con tutti i suoi elementi caratteristici e tradizionali, come siepi e alberi isolati. Le aree boscate sono lasciate alla loro naturale evoluzione, da decenni ormai non si effettuano tagli, né vengono rimossi gli albero morti. Il risultato è un paesaggio unico al mondo per storia, geologica e archeologica. 

Le forre sono ambienti ancora molto selvaggi caratterizzati dalla presenza di corsi d’acqua e da versanti talora ripidi, con aspre pareti rocciose e fondovalle stretto, a volte più dolci, ammantati da boschi e con fondovalle ampio. L’estrema diversificazione di ambienti permette la presenza di una ricca flora. La vegetazione comprende aree di macchia mediterranea con erica, corbezzolo e fillirea che si sviluppa soprattutto ai margini delle forre, su suoli poveri e poco evoluti, boschi di pianura con prevalenza di roverella e boschi mesofili con cerro, orniello, ontano, pioppo tremolo, pioppo bianco, carpino, nocciolo, che si sviluppano principalmente nel profondo dei valloni caratterizzati da un microclima fresco-umido. I microclimi di forra permettono lo sviluppo di numerose specie di felci che crescono sulla roccia vulcanica. Nelle radure in mezzo ai boschi, in primavera, è possibile ammirare la fioritura di molte specie di fiori, come cisti, fiordalisi, anemoni, ciclamini ed orchidee, tra le quali si può citare la Spirantes spiralis autunnalis, l’unica orchidea che fiorisce in autunno, l’Orchis purpurea, la Serapias lingua e la Dactylorhiza romana.

Un ambiente di questo tipo, estremamente eterogeneo, è quindi adatto anche a molte specie animali. Tra i mammiferi sono presenti l’istrice, il tasso, la martora, la puzzola, il capriolo, la lepre, diverse specie di Chirotteri. Molte delle specie presenti sono a priorità di conservazione ed inserite nelle liste rosse a livello sia nazionale che internazionale. Tra queste è sicuramente da citare il gambero di fiume, un’animale particolarmente sensibile all’inquinamento dell’acqua ed alle modifiche ambientali. Altre presenze significative sono la testuggine comune e numerose specie di anfibi. Per quanto concerne l’avifauna sono state segnalate ben 91 specie di uccelli, di cui almeno 72 nidificanti e 35 di interesse conservazionistico. In Europa molte specie legate agli ambienti rurali sono a rischio e Pian Sant’Angelo per le sue caratteristiche svolge un ruolo importante nel contrastare questa tendenza, malgrado le dimensioni ridotte dell’area.  Importantissime sono anche le tracce della frequentazione e dell’insediamento antico dell’uomo nell’area: all'interno dell'oasi sono stati rinvenuti reperti litici, presso la "Grotta del Vannaro" probabile riparo utilizzato nel Paleolitico superiore. Di grande pregio archeologico ed architettonico le strutture etrusco-falische come l'area di “Pontone del Ponte” che costituisce un notevole esempio di ingegneria idraulica a servizio dell’antico insediamento omonimo, opera idraulica probabilmente completata dai romani durante la conquista del territori, con la costruzione di un monumentale acquedotto. Sono invece etrusche le strutture funerarie di eccezionale rilevanza come la tomba a camera nota come “Tomba del Capo” risalente al IV-III secolo a.C. e la vicina, più piccola Tomba del Serpente, resa di nuovo visitabile solo nel 2016.

Informazioni turistiche

Il Monumento i trova tra i Comuni di Corchiano e Gallese (VT). Si raggiunge percorrendo l’Autostrada A1, Uscita Magliano Sabina o dalla statale Cassia Veientana. Sia da Gallese che da Corchiano, l'Oasi è ben indicata da cartelli stradali turistici, su google maps è indicato il parcheggio. L'Oasi è aperta tutto l'anno, visitabile dal mercoledì al sabato (domenica solo per gruppi) secondo orari e modalità stabilite stagionalmente. Sempre indispensabili scarponcini da trekking pantaloni lunghi e borraccia. E' indispensabile la prenotazione, ed è consentita solo la visita guidata. La visita dura circa 3h e il percorso è di media-bassa difficoltà, 6km circa.  Il percorso inizia tra i campi eproseguenel bosco, seguito da una fitta macchia di erica arborea. Si raggiunge il bordo della forra, dove una vegetazione lussureggiante lascia intravedere, scendendo, monumentali opere di ingegneria idraulica, tra cui l'imponente struttura che fungeva da acquedotto. Lungo il costone tufaceo si visitano due tombe rupestri risalenti al IV-III secolo a.C, e risalendo sul pianoro appare il Monte Soratte, cattedrale calcarea nel tufo. Scendendo di nuovo in forra, si arriva alla sorgente “del granchio”, utilizzata sin dal tempo degli Etruschi. Risalendo, attraverso una valle, siamo di nuovo all’ingresso dell’oasi.

Per info e prenotazioni:

E-mail: piansantangelo@wwf.it

Tel: 345.7576224

 

Testo di Barbara Mariotti