I Casali del Duca

I Casali del Duca

Le preziose architetture rurali del primo Novecento

Non troppo distanti dalla strada, poggianti su un sicuro sperone di roccia affiorante, con vasti locali adibiti a stalle e qualche piccola grotta scavata nel tufo: i “Casali del Duca” si presentano quasi identici nelle fattezze e con deliziosi inserti architettonici che ne ammorbidiscono l’importante volumetria. Costruiti all’inizio del Novecento da don Luigi Hardouin per ospitare le sue 48 famiglie coloniche, sono oggi piccoli gioielli facilmente riconoscibili nella vasta campagna gallesina.

Le dimore agricole di Gallese, da tutti identificate come i “Casali del Duca”, furono volute da don Luigi Hardouin agli inizi del Novecento per ospitare le 48 famiglie chiamate nella città con l’intento di avviare colture estensive sui suoi vasti terreni. Gallese proveniva da un secolo di lotte ed eventi dolorosi ed i problemi seguivano anche le vicende nazionali, con il passaggio dallo Stato Pontificio al nuovo Regno d’Italia. Il decadimento del borgo, che in quegli anni era stato abbandonato anche dalla famiglia ducale, aveva causato una forte contrazione della popolazione fino ad arrivare a circa 1000 abitanti. Il progressivo spopolamento della zona aveva determinato anche l’abbandono dell’agricoltura e di conseguenza aveva favorito la presenza di zone acquitrinose e la diffusione della malaria. In questa situazione il ducato passò dalla famiglia Altemps alla famiglia Hardouin e don Luigi, Duca di Gallese e marchese delle Rocchette, entrò in possesso di vasti e numerosi terreni e cominciò a frequentare assiduamente il signorile Palazzo Ducale. Al fine di rendere produttivi i suoi terreni e di avviare nuovamente la produzione di colture estensive e zone adibite a pascolo, visto il generale spopolamento del borgo, chiamò a Gallese 48 famiglie marchigiane ed abruzzesi e per loro fece costruire 24 casolari sui suoi terreni.

Le case coloniche cambiarono la vita stessa di Gallese poiché le quarantotto famiglie portarono nel piccolo borgo le loro usanze e tradizioni, come ad esempio l’arte del ricamo o alcune tradizioni culinarie, permettendo quel delizioso e caratteristico pot-pourri di saperi che costituisce la cifra stilistica della cultura gallesina, piccola perla all’interno della Tuscia viterbese. I casolari avevano tutti le stesse caratteristiche costruttive ed emergevano con la loro imponenza sui terreni pianeggianti. Destinati ad essere abitazioni pratiche e soprattutto funzionali alle esigenze agricole e pastorali, tutti hanno al piano terra i locali adibiti a stalle e ricoveri, ai quali si accede tramite ampi portoni rettangolari illuminati da alte finestrelle, anch’esse rettangolari. Le stalle al piano terra garantivano adeguato isolamento e riscaldamento naturale per il piano superiore, destinato invece ai locali abitativi, con finestre piccole e rettangolari che permettevano l’illuminazione dei locali ed evitavano la dispersione di calore.

 

La costruzione è sempre posizionata non molto distante dalla strada principale e veniva scelta quella parte del terreno che poi digradava verso la forra, in basso. Le fondamenta poggiano poi direttamente sulla roccia affiorante e a volte è stato realizzato un pavimento in ciottolato che circonda tutto il caseggiato. La scelta della posizione e le ulteriori accortezze erano anch’esse dettate da puro spirito pratico poiché in tal modo si voleva evitare pericolosi ristagni di acqua che favorivano la diffusione della malaria. La tecnica costruttiva si basava sull’uso della locale pietra, il rialzato era pertanto realizzato con blocchi squadrati in tufo a scorie nere ed infine tutta la facciata veniva rivestita con intonaco colorato, che garantiva una caratteristica nota di colore distinguibile subito a contrasto con i colori della natura circostante. Spesso affiancava il casolare una torretta che serviva per l’allevamento dei piccioni, mentre altri locali, per il ricovero di animali o magazzini, venivano ricavati riutilizzando antiche grotte scavate nei banchi di tufo affioranti, oppure venivano scavati al di sotto delle stalle. Forse con l’intento di ricordare la provenienza delle famiglie e mostrare una delicata attenzione nei loro confronti, si fece ampio ricorso all’utilizzo di laterizi per i cornicioni o per i marcapiani, un materiale costruttivo estraneo alla coeva architettura viterbese, ma fortemente presente nell’architettura marchigiana. La maggior parte degli originari casolari si trova ancora oggi sulle proprietà della famiglia Hardouin di Gallese, raggiungibili con un percorso escursionistico suggestivo e ricco di riferimenti storici e geologici, di media difficoltà essendo tutti situati sul pianoro tufaceo alle spalle del borgo di Gallese.

Informazioni turistiche

I casali che sono sulle terre di proprietà della famiglia ducale, possono essere visitati seguendo un percorso di agevole-media difficoltà che percorre tutto il pianoro alle spalle del borgo.

Il percorso è tutto su proprietà privata.

 

Testo di Simona Pirolli