Gli Ipogei di Loiano

Gli Ipogei di Loiano

Le misteriose nicchie degli ipogei scavati nella collina di tufo

Ad un chilometro e mezzo di strada dal borgo di Gallese e a pochi metri dal rio Miccino, nascosti dalla vegetazione, si trovano tre grandi ipogei. Negli ambienti scavati nel tufo sono presenti misteriose e originali nicchie, forse usate come sepolture di monaci o come tombe collettive di morti per epidemie (peste nera del 1350) o terremoti (1349).

 

A Gallese, in contrada Loiano, nei pressi del Rio Miccino, si trovano tre grandi e suggestive cavità artificiali scavate nel tufo, note come gli ipogei di Loiano, la cui origine e funzione è ancora avvolta nel mistero.  La zona presenta testimonianze dalla preistoria all’età moderna, costituite dalle cavernette lungo il Rio Fratta, da necropoli falische e da chiese rurali. Per raggiungere questi ipogei si scende da Gallese verso la Basilica di San Famiano e si volta a destra, sulla salita che conduce nella località Loiano: dopo la possente tagliata, prendendo una stradina a sinistra, si raggiunge il ponticello che supera il Rio Miccino. Tramite un varco aperto nella vegetazione si individuano, sul banco tufaceo rivolto a sud, le grotte in esame, con gli ingressi in parte celati da piante e arbusti. Resti di opere murarie, all’esterno delle entrate, lasciano trasparire le varie trasformazioni apportate negli anni. Gli ipogei, si sviluppano globalmente per quasi 400 metri quadrati e i due maggiori mostrano all’interno delle particolari nicchie, con base quadrata di circa un metro di lato e altezza di 2 m, delle quali resta difficile individuare la ragione per cui furono scavate, dato che la loro tipologia non trova riscontri diretti in altri ipogei presenti nella regione. La prima cavità ad essere realizzata è la terza lungo la strada d’accesso, all’estremità occidentale del banco, con due piccoli incavi sulla parete esterna e cinque croci graffite. Appena entrati nel vano, dopo l’ingresso ad arco, si può osservare il settore più antico, di grandi dimensioni, con una fila di nicchie nelle pareti laterali; sulla destra, un’apertura consentiva l’accesso alla grotta vicina. Dopo un passaggio di raccordo si giunge nel fondo della caverna dove sono visibili altre tredici nicchie; al centro si nota un interessante esercizio di scavo, utile per comprendere le modalità con cui veniva incisa la parete tufacea. Non è probabile una destinazione della struttura finalizzata solo all'allevamento o alla conservazione di derrate alimentari, dato che non si riscontra in altri siti la tipologia delle originali nicchie scavate nelle pareti. Il secondo ipogeo, subito a destra di quello appena analizzato, si pone al centro dei tre ambienti. All’esterno si nota una muratura in tufo, che definisce, all’interno, un vano utilizzato da allevatori o agricoltori. Piccoli canali solcati nella parete orientale permettevano di raccogliere acqua per gli animali ricoverati nelle poste; destinato a ciò anche il primitivo sistema idraulico realizzato con condotte in terracotta, resti delle quali ancora riconoscibili. Alcuni numeri sulle pareti testimoniano il riuso degli ambienti per il ricovero di animali, variante che ha poi determinato le profonde alterazioni delle strutture. Sul lato est si aprono una dozzina di nicchie simili a quelle del vano adiacente, con un’apertura davanti a serratura, utile per chiudere il passaggio con un portello di legno o di ferro. Sulla parete di fondo, altre tre nicchie, con tre croci su quella centrale. Uno stretto pertugio, a destra, permette di accedere all’ultimo ambiente, quello posto all’estremità orientale della parete in tufo. Questo ipogeo è il primo che si incontra percorrendo il viottolo d’accesso al complesso, e fu scavato forse per ultimo, con il fine di essere adibito a stalla per il ricovero di animali, come testimonia ancora una mangiatoia in muratura costruita sul lato sinistro. Davanti a questa il pavimento è coperto di cemento e si notano a terra segni di canalizzazione per la raccolta dei liquami. All’interno non si notano cavità alle pareti come negli altri spazi e ciò avvalora la tesi della diversa destinazione, come sembrerebbero confermare le due rozze finestre che si aprono sulla parete d’ingresso, unite ai resti di un’antica copertura. 

Informazioni turistiche

Si può parcheggiare fuori le mura di Gallese e arrivare al sito percorrendo la strada provinciale 34 per poi svoltare a sinistra, poco prima della Chiesa di San Famiano, e percorrere una breve salita. Dopo circa 200 metri vi è un incrocio e dopo avere svoltato a destra si prosegue per circa 300 metri attraversando una piccola “tagliata” di origine falisca. Davanti ad un cancello di una proprietà privata si apre, sulla sinistra, una stradina che discende per qualche metro; in fondo ad essa tra la fitta vegetazione, un piccolo sentiero che giunge in uno spiazzo tra la boscaglia, proprio dove si affacciano le entrate alle tre cavità. Ad oggi non sono previste visite guidate, visto che il sito è di proprietà privata ed è possibile visitarlo solo su concessione del proprietario. Per poterlo visitare adeguatamente è consigliato portarsi torce ed indossare un abbigliamento adeguato.

Testo di Liana Cioccolini